Movimento nato negli Stati Uniti nei primi anni Settanta
Il movimento "Vita Indipendente" nasce grazie all’impegno di un gruppo di studenti con disabilità dell’Università della California, il movimento per la Vita Indipendente opera oggi con forte determinazione e ha esteso la sua attività a livello internazionale, battendosi per rivendicare e conquistare i diritti delle persone con disabilità.
Il Movimento "Vita Indipendente" si oppone radicalmente ad ogni forma di istituto.
Un ruolo fondamentale ai fini dell’inclusione sociale e della partecipazione attiva alla società
Secondo il pensiero di Razka le persone con disabilità venivano relegate in strutture, le quali a suo giudizio, per lungo tempo, hanno costituito l’unica risposta che lo Stato e le organizzazioni caritatevoli sono riusciti a predisporre per permettere a queste persone di rimanere in vita, oltre che al finanziamento di enti religiosi e organizzazioni benefiche a questo scopo.
Secondo il precursore del movimento per la Vita Indipendente, l’alternativa era, ed è ancora oggi, vivere in famiglia, anche se questo in alcuni casi può creare problemi; l’onere assistenziale è totalmente a carico del caregiver familiare, il quale si trova spesso in difficoltà nel rispondere adeguatamente e in maniera continuativa alle necessità della persona con disabilità.
Il filosofo Amartya Sen
Il capability approach, elaborato negli anni Ottanta dall’economista e filosofo indiano Amartya Sen, mira a restituire dignità alla persona attraverso la centralità dell'essere umano.
L'insieme delle capacità individuali è composto da opportunità, abilità e dalla loro interazione con l'accesso alle risorse.
Capability rimanda alla capacità delle persone di riuscire a fare o essere quello che desiderano fare o essere. Questo approccio sposta il focus dalle specificità della situazione invalidante alla ricerca dell'uguaglianza in termini di opportunità.
Nella formulazione di Amartya Sen, il functioning, non è solo quello che un individuo fa, ma anche quello che egli è: i funzionamenti rappresentano l'insieme delle “realizzazioni effettive” di un individuo, cioè quello che egli ritiene degno di fare o di essere per stare bene
Cambiamento della visione socioculturale
In Italia, nell’arco di circa trent’anni vi è stato un cambiamento della visione socioculturale della società nei confronti delle persone con disabilità e di conseguenza anche della risposta istituzionale rispetto ai loro bisogni: si è passati dall’emarginazione all’inserimento, e dall’integrazione a forme più o meno riuscite di inclusione sociale. Diventa però essenziale indirizzare questo cambiamento affinché rispecchi le esigenze delle persone con disabilità, le quali, troppo spesso, vivono in condizioni di svantaggio sociale.
In contrapposizione alla visione proposta dal modello biomedico, basato sull’assistenzialismo, oggi, almeno formalmente, si riconosce il diritto della persona ad essere protagonista del proprio cambiamento e di autodeterminarsi sulla base dei propri bisogni e desideri.
Il concetto di vita indipendente si lega al modello bio-psico-sociale
Il concetto di vita indipendente si lega al modello bio-psico-sociale, che offre una lettura della disabilità basata sui diritti umani come previsto anche dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006. Questo porta alla consapevolezza che le persone con disabilità hanno diritto, come tutte le altre, a “vivere in società”. Affinché tale diritto sia effettivamente garantito, si rende necessario sostenerle nell’acquisizione di un grado sempre maggiore di autonomia, autodeterminazione e indipendenza, ma al tempo stesso occorre anche agire sulla società perché si modifichi tenendo conto delle diversità umane, in modo da consentire la partecipazione attiva di tutti i membri.